febbraio 2006 inizio missione

Ai parenti, agli amici,
alla Chiesa di Dio che è in Verona,
e a tutte le persone che hanno la pazienza
di leggere questo semplice tentativo
di “ascoltare” la realtà brasiliana
da novello missionario.

Graças a Deus!

“Graças a Deus” = “Grazie a Dio” : è la frase tipica del popolo brasiliano che manifesta così il suo modo di concepire la vita, in mezzo a mille contraddizioni, ma soprattutto con una fiducia in Dio che abbraccia la pelle di ogni angolo della vita.
Sono arrivato in Brasile il 27 gennaio 2006 insieme al Vescovo di Verona padre Flavio Roberto Carraro, con don Mario Sulmona (che da anni segue i missionari veronesi in ogni parte del mondo), don Ottavio Todeschini (direttore del Centro Missionario), don Ezio Falavegna (ex segretario generale del Sinodo), Chiara e Silvia (giornaliste e cameraman di “Luci del Mondo”) e, spiritualmente, con tutti voi.
Star seduto in aereo, in questo primo viaggio missionario, a fianco del nostro vescovo,e sentire da una parte la profondità dell’oceano e del cielo e dall’altra la vostra preghiera che mi invitava a guardare avanti, è stato proprio un bel Battesimo Missionario.
Arrivato a sera tardi nella città di Fortaleza, con le luci interne dell’aereo spente per poter vedere l’incanto delle luci a terra, ho avuto subito la percezione dell’ospitalità brasiliana.
A Fortaleza sono rimasto insieme a tutta la delegazione per 2 giorni insieme alla comunità “Regina Pacis” e ad altre realtà veronesi e non. Ho potuto apprezzare il lavoro stupendo di tanti missionari che si muovono tra mille difficoltà, ma anche con tanti aiuti e amicizie. Soprattutto a Fortaleza ho preso atto di un tentativo di comunione profonda tra diverse realtà ecclesiali in un grande terreno chiamato “condominio” (formato da gruppi e movimenti, da istituti di clausura, da volontari con diverse attenzioni e prerogative). Questo “condominio” (non è un grattacielo ma una serie di case vicine con spazi verdi) si trova nel mezzo della periferia della città, vicino all’aeroporto, ed è quindi immerso nella realtà della gente, ma nello stesso tempo è anche un segno di comunione ecclesiale.
Visitare con il vescovo alcune Favelas e alcune realtà di emarginazione di Fortaleza mi ha posto una serie di domande sul perchè la maggior parte delle persone del mondo è costretta a vivere così e mi ha indicato la strada del cammino missionario della Chiesa: essere un piccolo segno concreto di speranza, una speranza che non può venire solo da noi.
Il giorno 29 gennaio sono arrivato a São Luis e sono iniziati subito i lavori del Convegno dei Missionari dell’America Latina. Eravamo una sessantina e abbiamo lavorato sodo mettendo in comune le esperienze molto diversificate, ma tutte significative.
Le relazioni sul convegno le potete trovare sul sito della “Diocesi di Verona” in “Centro Missionario”. Il 4 marzo alle ore 20,30 presso il CUM (seminario di S.Massimo) verrà presentato un dvd del Convegno e della visita del Vescovo in terra brasiliana.
Così ho iniziato con una settimana di vera e propria scuola di missione e di fraternità missionaria, insieme all’amico Franco Falconi (ex co-parroco nell’unità pastorale della Valdadige e ora missionario a Cuba).
Il giorno 2 febbraio insieme a tutti i missionari e al Vescovo sono andato per la prima volta nella parrocchia Santissima Trinità dove insieme alla comunità abbiamo celebrato la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio. Alla fine della messa il vescovo mi ha chiamato per un breve saluto (le prime parole sbagliate e il microfono che funzionava poco) e poi ha annunciato l’inizio ufficiale del mio ministero per la domenica successiva.

Domenica 5 febbraio, nella chiesa parrocchiale alla presenza della comunità riunita per l’occasione in una “messa unitaria”, del vescovo di São Luis, del nostro vescovo di Verona, dei missionari rimasti ancora per qualche giorno dopo la fine del Convegno (compreso il carissimo don Franco) abbiamo siglato ufficialmente l’accordo tra la Chiesa di Verona e quella di São Luis per questa “adozione” della parrocchia “Santissima Trinità”. Alla fine c’è stato il mio saluto ufficiale nel quale ho invocato la misericordia di Dio e la pazienza di don Luca e di don Daniele e di tutta la comunità ad accompagnare il mio servizio in terra brasiliana. Il tutto, mi sembra, si è svolto senza “grossi errori”. Alla fine molti dei presenti si sono recati all’inaugurazione di un centro sociale gestito dalle suore della Sacra Famiglia, al confine del territorio della nostra parrocchia, nel territorio della parrocchia affidata all’istituto don Calabria. Questo centro, costruito in buona parte con i soldi dell’8 per mille della Chiesa italiana, sarà un riferimento nutrizionale e medico per molte famiglie della zona.
E così è iniziata la mia(nostra!) avventura in terra brasiliana. Sto vivendo i primi giorni nell’atteggiamento fondamentale di ogni prete che cambia parrocchia: cioè l’atteggiamento dell’ascolto, dovuto in parte alla lingua da imparare (molto diversa da quella dei libri) ma soprattutto dalla necessità di comprendere una realtà così complessa e contraddittoria, così piena di ricchezze e povertà sia materiali che spirituali e morali. L’ascolto, primo atteggiamento indicato dal nostro Sinodo, diventa così all’inizio del mio servizio qui, uno stile che spero mi accompagni sempre. Comincio già ad accorgermi quanto è stata importante l’esperienza pastorale vissuta soprattutto nell’unità pastorale della Valdadige e nella comunità presbiterale.
Per ora non ci sono problemi logistici e di salute: don Luca e don Daniele hanno fatto costruire una nuova casa-canonica e hanno organizzato i problemi di vitto e alloggio nel modo migliore possibile qui.
Per il momento quindi mi metto in ascolto e più avanti potrò dirvi qualcosa di più preciso sulla realtà che mi circonda e nella quale Dio fa meraviglie.
Un grazie sincero a tutti per i tanti gesti ed espressioni di amicizia. Dio benedica i vostri cuori! La prima e-mail che ho trovato in terra brasiliana aveva in allegato la foto dell’ecografia del bambino che sta per nascere di Christian e Federica. Grazie!

A PROPOSITO DI CARNEVALE! Non si può fare a meno di parlare di Carnevale in questi giorni in terra brasiliana. Non ho la competenza e nemmeno lo spazio per fare lunghe disquisizioni sul senso del carnevale. Solo cerco di dire qualcosa. Di solito il carnevale e il suo significato, in Italia come in Brasile, viene associato agli eccessi delle manifestazioni carnevalesche: fuga dalla realtà, ironia sugli avvenimenti e sulle persone, divertimento sfrenato, sfogo mascherato sui problemi della vita,…. Sembra che il carnevale sia diventato anche un modo di concepire e affrontare la vita, senza troppi razionalismi, azioni continuative, impegni seri,… Sono tutte cose vere!
Ma, forse, proprio il Brasile, con il suo culto del corpo e della corporeità (espresso sia nella religiosità che nella vita quotidiana) mi ricorda che “la carne vale”, e non solo la razionalità, e non solo lo spirito. Se Dio ha mandato il suo Figlio ad “incarnarsi”, se Gesù Cristo è risorto con il suo vero corpo, se nel Credo i cristiani proclamano la risurrezione della carne, probabilmente il carnevale può essere la vera “partenza antropologica” del cammino quaresimale, dalla quale non si può prescindere, se si vuole essere rispettosi di tutta la persona umana amata interamente da Dio. Le conseguenze di queste riflessioni potrebbero essere: vivere il carnevale non come un nascondimento di qualcosa ma come rivelazione di una identità profonda e originale; rispettare e valorizzare la corporeità in tante espressioni della vita quotidiana e religiosa; promuovere quelle scelte morali che portano alla promozione della persona umana, della sua salute e bellezza interiore ed esteriore; ... Certamente non ci si può fermare alla sola corporeità ma non se ne può fare a meno, perché fa parte della nostra vita ed è amata da Dio. Buon Carnevale e Buona Quaresima!
Ciao a tutti!