‘VAI MISSIONÁRIO PELO MUNDO AFORA!”
“Parti, Missionário, e prendi il largo!”

Questa frase, di ispirazione evangelica (Luca 5,4), sembra una espressione di altri tempi, quando partire come missionari era considerata un’esperienza accattivante. Ma oggi esistono ancora missionari? La “missione ad intra” ha in qualche modo sostituito la “missione ad gentes”? E cosa significa la parola “missionario”? Essere missionari é essere agenti pubblicitari del Vangelo o della Chiesa o del proprio gruppo o movimento ecclesiale? Quali sono i luoghi di missione? E soprattutto: come l’esperienza missionaria puó contribuire a rinnovare la vita ecclesiale?

Presento 2 esperienze “missionárie” che mi stanno aiutando a capire qualcosa sul senso missionario della vita cristiana qui nella nostra parrocchia di periferia della Santíssima Trinitá in São Luis, nello Stato del Maranhão, in Brasile.

ESPERIENZA MISSIONARIA STRUTTURATA: Nel tempo di Quaresima, nel mese di maggio, nel mese di ottobre e nel tempo di Avvento alcune persone della parrocchia o dei gruppi parrocchiali organizzano degli incontri nelle famiglie (possibilmente sempre le stesse per 4 volte all’anno per dare continuitá). Gli incontri hanno temi e modalitá diverse (in Quaresima: sul tema annuale della Campagna di Fraternitá dell’anno pastorale; nel mese di maggio: celebrazione del S.Rosario; in ottobre: tematiche missionarie e in Avvento: celebrazioni natalizie) ma scandiscono le tappe di un cammino di primo annuncio e creano un legame fra le famiglie ospitanti, i vicini di casa e gli animatori della comunitá. É importante all’inizio scegliere bene le famiglie: di solito sono famiglie, che pur non partecipando normalmente alla vita parrocchiale, accolgono con disponibilitá la proposta.

ESPERIENZA MISSIONARIA OCCASIONALE: Domenica 29 di agosto, al pomeriggio, circa 80 persone della parrocchia, divisi in gruppi di 2 o 3, hanno visitato circa 300 famiglie di un settore della Parrocchia individuato dal Consiglio Pastorale. Si é trattato di una semplice visita di conoscenza reciproca, di scambio delle diverse esperienze di vita e di fede (qui da noi ci sono molte e diverse confessioni cristiane) di annuncio della presenza nel quartiere della Chiesa Cattolica con le sue proposte e iniziative. Si é trattato soprattutto di annunciare una “vicinanza” e una “solidarietá” ancora piú vive e gioiose perché sostenute da motivazioni di fede. Alla fine ci siamo ritrovati nel centro parrocchiale per una merenda, la verifica a gruppi e la Messa di ringraziamento con tutta la comunitá.

Attraverso queste esperienze e altre stiamo imparando che:
· essere missionári fa parte del proprio essere cristiani; che essere battezzati e cresimati significa trasformarsi ogni giorno in discepoli in ascolto della vita e della Parola di Dio e annunciatori con parole e opere di amore.
· essere missionari é uscire un poco di piú dalle nostre case, dalla cerchia delle persone che conosciamo e incontrare le sorprese di Dio che arriva sempre prima di noi.
· essere missionari non é compito di alcuni specializzati, anche se richiede seria preparazione, ma é compito della Chiesa nel suo insieme, preti, religiosi, laici, famiglie, gruppi e movimenti, giovani, anziani e bambini, sani e ammalati, poveri e meno poveri,...
· essere missionari richiede anche il coraggio di cambiare un poco il proprio stile di vita e le strutture ecclesiali per rendere la Chiesa piú “leggera”.
· la situazione attuale, in ogni luogo, richiede una azione missionaria decisa, rispettosa e coraggiosa, soprattutto ponendosi “nei panni dell’altro/altra”.
· la tentazione di chiudersi, di continuare con modalitá abitudinarie, di pensare di risolvere i problemi con soluzioni di tempi passati, non é una malattia terminale, ma una infermitá di cui si puó guarire.
· il vero missionario, come Gesú, preferisce i poveri.
· l’entusiasmo e la croce sono i compagni di viaggio del missionario di Gesú.

La nostra diocesi di São Luis si sta preparando a celebrare i 400 anni di annuncio del Vangelo in queste terre (2012) e, in linea con il documento di Aparecida (il documento di riferimento della Chiesa Latino-Americana per i prossimi anni) che parla di una “Missione Continentale”, invita le parrocchie che lo desiderano e celebrare nell’occasione le Sante Missioni Popolari. Da qui é nata una discussione su cosa significa “missione” qui, oggi, nel nostro tempo e nella nostra situazione e quali i modi piú appropriati per essere missionari di Gesú.
Penso che questa discussione possa essere utile farla anche in Italia e in altri luoghi, approffittando dell’occasione del mese missionario, il mese di ottobre.

NOTIZIE DALLA MISSIONE
  • Stiamo aspettando con gioia i nuovi missionari laici inviati dalla diocesi di Verona qui a Saõ Luis in continuitá con l’esperienza meravigliosa della famiglia Annecchini che é rientrata a Santa Maria in Stelle nel mese di luglio. Arriveranno nei prossimi mesi la famiglia di Francesca Frapporti e Damiano Conati con il figlio Isacco di Fumane, e poi Carolina Almari di Monteforte e Maria Gobbato di Verona. A loro, che saranno presentati ufficialmente alla diocesi di Verona nella Veglia dell’Invio la sera del 22 ottobre in Cattedrale a Verona, il nostro caloroso e fraterno “Bem Vindos!”.
  • Il mese di settembre, che in Brasile per la Chiesa Cattolica coincide con il mese della Bibbia, é stato caratterizzato quest’anno per la nostra parrocchia da incontri ecumenici sulle parabole di Gesú e sul libro “missionario” di Giona. Hanno partecipato ai nostri incontri (con una media di 115 persone) il reverendo Fabiano della Chiesa Anglicana, la pastora Franciele della Chiesa Luterana e la biblista Marta della Chiesa Cattolica.
  • Qui in Brasile il mese di ottobre é quest’anno anche mese elettorale con tutte le speranze, promesse, illusioni e delusioni che si porta sempre dietro. È incredibile la compravendita di voti, le persone arruolate come “tifosi” per la propaganda. Persone che appoggiano piú candidati di diversi partiti pur di guadagnare qualche cosa. A livello di stato di Maranhão ha vinto le elezioni la coalizione che da 40 anni comanda. Purtroppo il Maranhão si distingue sempre nelle statistiche per la povertá e la mancanza di strutture sociali. È facile convincere elettori (di cui il 75% non ha concluso la scuola dell’obbligo e il 15% é completamente analfabeta) quando si hanno in mano quasi tutti i mezzi di comunicazione. Anche il governo Lula, che pure ha migliorato di molto la situazione economico-sociale del Brasile, non ha potuto, in un sistema federale come quello brasiliano, intervenire seriamente per mudanze strutturali nel nostro Stato. Ma i poveri sperano sempre!